Disabili: in Italia sono oltre quattro milioni Non bastano le associazioni di sostegno, i sentimenti di solidarieta': in Italia la disabilita' e' percepita come un ''inciampo'' e a chi ne e' colpito non e' permesso di essere ''altro'' nella societa', di costituire riferimento di relazione. Riguarda 4,1 milioni di italiani (il 6,7% della popolazione) ma e' affidata interamente al ristretto nucleo della famiglia, sfugge al ruolo istituzionale, che privilegia la dimensione sanitaria a quella sociosanitaria, e suscita il timore di averne esperienza. Nell'ambito del progetto avviato dalla Fondazione Cesare Serono, il Censis ha realizzato, su un campione di 1500 persone, l'indagine ''Le disabilita' oltre l'invisibilita' istituzionale'', per sondare la conoscenza e gli atteggiamenti degli italiani nei confronti della disabilita'. Ne e' emersa un'informazione collettiva approssimativa e, in particolare, una sottostima delle difficolta' intellettive rispetto a quelle fisiche: la disabilita' e' vista dalla maggioranza degli italiani come limitazione nel movimento (62,9%) o come associazione tra difficolta' fisiche e mentali (18,4%) e solo da pochi come disabilita' di tipo intellettivo (15,9%) o sensoriale (2,9%). Il deficit intellettivo risulta sottovalutato anche quando colpisce soggetti in eta' evolutiva: se si parla di ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado (in cui la disabilita' e' costituita per circa il 70% da problematiche di tipo mentale), il 27,2% dei rispondenti al questionario pensa a problematiche motorie, il 36,3% alla combinazione di difficolta' mentali e fisiche e solo il 19% a disabilita' intellettiva, mentre il 10,3% non sa esprimersi in proposito. La sensazione piu' comune provata dalla societa' di fronte ai disabili e' la paura: se il 50,8% del campione ha un atteggiamento di tranquillita', infatti, ben il 54,6% ha timore di trovarsi ad affrontare un handicap in prima persona. Gli italiani provano paura anche nel rapporto con i disabili, temendo di poter involontariamente ferirli con parole o comportamenti inopportuni (34,6%). ''Cio' che e' emerso negli ultimi anni - ha commentato Francesca Martini, sottosegretario al ministero della Salute - e' una dicotomia tra un'immagine sensazionale (nello sport o in altre discipline) e la condizione reale quotidiana dei disabili, una grave difficolta' di accedere al servizio sanitario nazionale e la paura di sperimentare la disabilita' non solo su se stessi ma anche su persone vicine perche' puo' limitare la propria liberta'''. Gli ostacoli di relazione favoriscono, di conseguenza, atteggiamenti di rifiuto: secondo un quarto degli intervistati (23,3%), i disabili non sono minimamente accettati dalla societa' per cui il loro destino e' la solitudine. ''L'accettazione sociale della disabilita' e' legata alla capacita' di presa in carico da parte delle istituzioni � ha sottolineato Livia Turco (Pd) - e oggi siamo di fronte a una cancellazione delle politiche sociali, alla mancata applicazione della legge 328, all'assenza di livelli essenziali di assistenza sociale''. Fonte: Ansa
24 / 10 / 2010
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